Le koreane



LE KOREANE

Prima di focalizzare il discorso sulla tecnica e sulla prova della nuova KIA Cee’d Sportswagon e della Hyundai i30, credo valga la pena fare un’analisi dell’andamento del mercato nel 2013 per notare che i marchi coreani sono stati fra i pochissimi che sono usciti dal disastro Monti-Letta con numeri positivi, o quanto meno con perdite molto contenute. Hyundai ha ceduto ad è andata in rosso, rispetto al 2012, verso fine anno, ma KIA finisce il 2013 a quota 30.000 unità, un record assoluto. Se consideriamo che il mercato ha perso oltre 340.000 unità, a leggere i numeri di KIA sembra di sognare. Quello di KIA è un successo che viene da lontano, partito alla metà degli anni ’90, quando l’unico modello che effettivamente poteva trovare l’interesse del pubblico italiano era l’edizione di allora del SUV Sportage, un po’ grezzo, ma sano e proposto ad un prezzo molto attraente. KIA è un perfetto esempio della determinazione con cui i sud-coreani, dopo l’aggressione comunista e la fine della guerra relativa, non solo hanno ricostruito il loro martoriato paese, ma hanno proceduto ad affermare, in modo sempre più definitivo, la propria individualità e le propria cultura in un’area geografica dominata, da un lato, dal Giappone iper-industriale e iper-tecnologico, e, dall’altro, dalla Cina, sicuramente gigante geografico e anagrafico. Nei secoli, la Corea ha dovuto subire gli affronti dell’espansionismo di ambedue i vicini e, nel corso della II Guerra Mondiale, è stata oggetto di terribili vessazioni da parte degli invasori nipponici. Che ora l’industria automobilistica coreana si faccia un punto di prestigio nel dimostrare di non essere soggetta in alcun modo all’influsso e alla colonizzazione tecnologica giapponese mi pare abbastanza logico e molto lodevole. L’esempio più rilevante è stato lo sviluppo di una capacità progettuale e di una tecnologia di altissimo livello nel settore dei motori turbodiesel, materia in cui i progettisti coreani sono molto più avanti dei colleghi nipponici. Come dimostra, appunto, il turbodiesel 1.6 litri che equipaggia KIA Cee’d Sportswagon, e Hyundai i30, nelle due modulazioni da 110 e 128Hp.

KIA C’eed Station Wagon ha un profilo molto elegante e slanciato

Si tratta di una unità compatta che, nella esecuzione da 128Hp, rappresenta una delle più evolute unità della sua classe di cilindrata. Per questa volta mi sono accontentato della versione da 110Hp che, però, condivide la stessa coppia massima di 260Nm a 1900 giri dell’esecuzione da 128Hp. Debbo riconoscere che gli ottimi tecnici coreani stanno molto abbottonati circa le specifiche dei loro propulsori e, soprattutto, non ne diffondono neppure uno spaccato o una rappresentazione al computer della vista in trasparenza.  Vado quindi alle specifiche un po’ asciutte, ma è quanto è disponibile. Il propulsore ha alesaggio di 77,2 mm e corsa di 84,5 mm per un rapporto “sottoquadro” di 1,0945:1, adeguato ad ottenere una termodinamica perfettamente corretta per un turbodiesel. Questa architettura ha consentito di ottenere un rapporto di compressione di 17,3:1 con disegno molto efficace della camera di combustione.

La sovralimentazione è affidata ad un turbo Honeywell-Garret con turbina a geometria variabile che consente una risposta molto flessibile con ottime doti di erogazione della coppia fin dal regime di minimo. É infatti sorprendente come, al regimo di minimo di circa 700 giri e con pedale dell’acceleratore completamente rilasciato, questo turbodiesel sia in grado di “tirare” anche la sesta marcia, alla velocità corrispondente di 61 kmh. Il sistema di iniezione commonrail è il Bosch CP1H ed opera alla pressione massima di 1600 bar, utilizzando iniettori di tipo tradizionale.  Un propulsore con queste caratteristiche tecnologiche e prestazionali fa fare “bella figura” a qualunque intermedia dotata di un autotelaio adeguatamente calibrato, come in effetti è il caso della KIA Cee’d, sia berlina due volumi che Sportwagon, come pure della cugina Hyundai i30 berlina cinque porte. Cee’d Sportwagon è una intermedia da 4,5 metri per cui è piacevolmente agile nel traffico cittadino, ma in grado di offrire apprezzabile abitabilità e buon comfort anche in vista di un impiego su distanze importanti. In autostrada, con un potenziale velocistico di 185kmh, non ha alcun problema a mantenere indefinitamente una media costantemente al limite dei 135kmh, cui ha corrisposto un consumo medio effettivo di 4,9 litri/100km.

Il disegno della calandra non è aggraziato come quello del resto della vettura

Sul misto la guida è agile e sicura, con buona neutralità della risposta allo sterzo anche in caso di guida aggressiva. Kia Cee’d, grazie anche al fatto di poggiare su un autotelaio che vanta un passo di 2650mm, non perde compostezza anche in caso di rilascio subitaneo dell’acceleratore mentre si percorre una curva e questa, per una compatta per famiglia, è una grande virtù in termini di sicurezza attiva e di margini di controllabilità anche da parte di piloti non super esperti. Il cambio manuale a 6 marce (c’è anche un automatico a 6 marce) è scorrevole e preciso e soprattutto vanta una rapportatura perfettamente calibrata per trarre il meglio dal propulsore, sia in prestazioni (accelerazione 0-100kmh in 11”8), sia in consumi.

Il pregevole turbodiesel KIA-Hyundai 1.6 litri nel vano motore della C’eed Station Wagon

In proposito, vorrei sottolineare che, grazie alla straordinaria consistenza della curva di coppia già a partire dal regime di minimo, è possibile contenere al disotto dei 6 litri/100km anche i consumi in ambito urbano, se si sfrutta quella gran coppia al meglio, facendo lavorare il motore entro il limite dei 2000 giri, eventualmente utilizzando, una volta partiti regolarmente in 1a, solo le marce pari 2a-4a-6a. É un trucco come un altro, ma certo con diesel come questo funziona.  La Hyundai i30 è l’ altra coreana di grande qualità oggetto della prova. Con KIA Cee’d condivide il propulsore e il progetto di base, ma per la prova in questo caso ho scelto la berlina a 5 porte, robusta concorrente delle europee nel segmento dimensionale C. Le qualità sono largamente sovrapponibili, ma ovviamente la più leggera e compatta i30, a parità di potenza, vanta numeri più brillanti in tutto lo spettro delle prestazioni.

Il propulsore ha struttura compatta e disegno nitido e moderno

Da sottolineare con grande enfasi le qualità in termini di assetto dell’autotelaio, largamente superiori alle aspettative. Hyundai i30 ha esibito doti di tenuta e di neutralità di reazioni dinamiche anche quando è stata spinta ben oltre i limiti prestazionali naturali per una berlina per famiglia. Come mi è venuto naturale fare nel tratto finale della autostrada A10, in direzione di Genova. Questo tratto è stato ricavato sul percorso della vecchia Aurelia e, da Savona verso est, ne ricalca il sinuoso tracciato, con curve che fanno la differenza fra i bambini e gli uomini grandi.

Hyundai i30 e KIA C’eed condividono un autotelaio di eccellente qualità dinamica

É stato terribilmente divertente tenere a bada grosse e potenti berline germaniche, nonostante i soli 110Hp del volonteroso turbodiesel Hyundai. Ma la tenuta alle accelerazioni laterali in curva e la assoluta neutralità della risposta dinamica hanno compensato abbondantemente l’handicap di potenza. Complimenti!



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