BATTERIE A SPINTA



BATTERIE A SPINTA

Non so voi, ma io comincio a pensare che dietro questa incredibile pressione politica, economica e mediatica a favore del passaggio dalle auto propulse da motori a combustione interna a quelle spinte da motori elettrici alimentati a batteria ci sia una vera e propria congiura. E molto ben architettata. Tutto è cominciato con il Dieselgate, in sè una banale manipolazione di dati su consumi e emissioni allo scarico di una certa serie di auto. I responsabili, invece di recitare il mea culpa e mettersi seriamente al lavoro per riparare la marachella (sul piano del danno ambientale siamo ai decimi di grammo/km di CO2 e NOx) hanno fatto la furbata di giurare davanti all’US-EPA (United States Environmental Protection Agency) che era tutto a posto. Lo spergiuro in una dichiarazione pubblica in America è crimine federale e fa cadere i Presidenti, immaginarsi se non fa cadere il presidente di una azienda europea. Da “crimine” contro l’ambiente la faccenda è diventata “crimine” etico, il caso è esploso e, purtroppo, ha dato modo agli ecologisti d’accatto di innescare la caccia alla strega a gasolio, che in effetti non ha nessuna colpa. Politici, amministratori locali, giornalisti orecchianti (quasi tutti) ed ecologisti autoreferenziali si sono scatenati per inchiodare al muro le auto dotate di motori a ciclo Diesel. Il più comico è stato Jean-Claude Juncker, presidente della commissione europea, che lo scorso 12 settembre ha dichiarato che i valori di emissione per le auto debbono essere ridotti di un ulteriore 40 per cento rispetto ai già assurdi limiti stabiliti per il 2030. Siamo seri. Juncker è uno che dovrebbe respirare con il catalizzatore per abbattere il tenore alcolico delle sue “fiatate” che ammazzano i calabroni a cinque metri. E invece si erge a difensore del  pianeta. Ma quello che è stato ancora più grave è che l’Industria ha calato precipitosamente le brache varando programmi d’urgenza per la progressiva conversione della loro produzione alla propulsione elettrica a batterie. C’è stato chi, dopo gloriose battaglie alla 24 Ore di le Mans, si è buttato nella ridicola Formula E. Vediamo di mantenere la dignità e la cognizione della realtà scientifica. Dati assolutamente oggettivi confermano che la mobilità individuale, con auto e moto, immette nell’aria circa il 3 per cento del quantitativo globale di CO2 e NOx. Logica vorrebbe che ci fossero altre priorità nella lotta all’inquinamento, ma la nevrosi anti mobilità individuale è diventata molto contagiosa e molto tossica, e con una gran puzza di avanzi di marxismo-leninismo in putrefazione: l’automobile per costoro continua ad essere un arrogante simbolo del capitalismo. Che poi il tutto oggi sia mascherato da ecologia è solo l’ultimo trucco, niente di nuovo. Una marea anti automobilistica di questa potenza non si vedeva da anni, da quando le foto delle strade di Peking piene di cinesi in bicicletta si sono ingiallite e accartocciate e sono diventate impubblicabili.

Una marea di questa forza va guardata con sospetto perchè non è mai successo che fenomeni così massicci si attivino in modo spontaneo. É come la storia dell’autocombustione che d’estate innesca gli incendi nei boschi: non può essere, non è mai successo. Per altro la propulsione elettrica alimentata da batterie è talmente irrazionale in tutto l’arco della sua realizzazione e utilizzazione, dall’estrazione del litio e produzione delle batterie ai tempi di ricarica, che nessuna persona logica ci dovrebbe cascare. Rilevazioni e analisi di dati rigorosi, inoltre, hanno dimostrato che, nell’arco del suo divenire e funzionare, un’auto con propulsione elettrica alimentata a batterie genera più CO2 di una con un moderno motore a ciclo Diesel omologato euro 6B. E non viene ancora considerato il problema del riciclaggio delle batterie esauste perchè, per il momento, sono poche, ma se si dovesse arrivare a numeri importanti, il bubbone scoppierebbe sicuramente, e non solo quello. Ma per il momento, silenzio su tutto il fronte, anche questo fa parte del complotto. Le miniere del litio sono la chiave di lettura di tutta la faccenda. Non so se vi è noto, ma la maggior parte delle miniere di litio nel mondo è stata acquisita dalla Cina, silenziosamente, con la determinazione di una operazione strategica studiata da tempo. Se l’avessero fatto gli USA si sarebbe parlato di piovra capitalista, ma la Cina è rigorosamente comunista e quindi il lasciapassare presso la stampa radicale è assicurato. Una volta consolidata questa posizione di monopolio, la Cina ha messo in atto le mosse successive. Innanzi tutto la creazione di fabbriche di batterie agli ioni di litio, direttamente sul proprio territorio o tramite l’acquisizione o la partecipazione in Case produttrici in giro per il mondo.

Con i suoi trucchi finanziari e commerciali, le truffaldine imitazioni low cost di prodotti europei e americani, il furto sistematico di brevetti in tutto il mondo, la Cina, o meglio il partito comunista cinese, ha accumulato capitali enormi che hanno sostenuto tutte le fasi dell’operazione “miniere di litio” e quelle successive. Ma, nonostante le sue colossali riserve finanziarie, a quel punto il partito comunista cinese si è trovato nella necessità di cominciare a monetizzare per rientrare dell’enorme investimento. E perchè la cosa funzionasse appieno bisognava vendere parecchie batterie in tutto il mondo, dando inizio ad una operazione che ha applicato una pressione politica ed economica talmente elevata da condizionare politici, amministratori locali, media e far sorgere come funghi ecologisti d’accatto che preannunciano la fine del mondo se non spegniamo i motori delle nostre auto e moto. Puttanate! L’ho già detto, la mobilità individuale conta per circa il 3 per cento di tutto l’inquinamento atmosferico e proprio la Cina è la prima inquinatrice dell’atmosfera del pianeta con tonnellate di CO2, NOx, ma anche CO, SO2, polveri sottili immessi nell’aria dalle sue centrali termoelettriche che bruciano di tutto, ma soprattutto carbone di pessima qualità. La Cina ha un’enorme fame di energia e non guarda tanto per il sottile alle emissioni delle centrali, ma poi alimenta la corsa all’auto elettrica a batterie con una politica mirata a scoraggiare la produzione e la vendita di vetture dotate di motori a combustione da parte delle Case che operano sul suo territorio. Il recente annuncio relativo alla eliminazione dell’eccellente quattro cilindri 2.0 litri a ciclo Diesel dalla gamma dei motori della Volvo, ora di proprietà cinese, è uno dei segnali più dolorosi, vista la superba qualità di questa unità in tutte le sue declinazioni di potenza. E l’epidemia si sta diffondendo dalla Cina al resto del mondo, quanto meno all’Europa, ma la spinta viene sempre dalla Cina, e non è certo per salvare il mondo dal preteso riscaldamento globale. La Cina non ha fini nobili di nessun genere, la Cina non è amica di nessuno, mira solo a estendere la sua capacità di controllo sulle economie delle altre nazioni, anche attraverso il controllo delle nuove fonti di energia utilizzate per la propulsione delle nostre vetture. Se ci pensate è un modo per controllare la nostra libertà di movimento, una libertà fondamentale, che abbiamo conquistato grazie al sempre più agevole accesso alla motorizzazione individuale, a partire dalla leggendaria Ford T. Anche i grillini si sono associati a questo movimento liberticida e hanno proposto una super-tassazione sulle vetture dotate di motore a combustione interna. Secondo Di Maio dobbiamo piegarci alla propulsione elettrica e al car-sharing.

Già ha massacrato il mercato del lavoro, e adesso pensa di ripetersi con quello dell’auto. Qualcuno lo fermi. La propulsione elettrica per mezzo di batterie non è  libertà di movimento, è una palla infernale. E può riservare anche qualche sgradevole sorpresa. Al contrario degli altri tipi di batterie, quelle agli ioni di litio non sono totalmente sicure. Batterie agli ioni di litio mal realizzate sono esplose in cell phones, in computer e recentemente hanno mandato a fuoco anche alcune Tesla. Se le celle che compongono la batteria non sono disposte in modo da assicurare un corretto equilibrio termico, ci possono essere le condizioni per l’esplosione e la combustione, e le temperature che si raggiungono superano i 1000°C. I cinesi non applicano controlli di qualità neanche nella produzione dei giocattoli per bambini per cui mi sia consentito di avere qualche serio dubbio sulla qualità delle loro batterie agli ioni di litio, soprattutto quando saranno prodotte in quantitativi “mondiali” da manodopera cinese di scarsa qualificazione. Giustamente, in merito la Piaggio realizza in proprio le batterie che alimentano il motore della Vespa Elettrica, una realizzazione di alta raffinatezza concettuale e funzionale, che interpreta nel modo più corretto le potenzialità della propulsione elettrica a batterie, da riservarsi strettamente a commuter urbani di piccole dimensioni e bassa potenza, scooter o microcar ad autonomia limitata e quindi con tempi di ricarica relativamente brevi. A proposito di tempi di ricarica, continuano a dirci che le batterie agli ioni di litio possono essere sottoposte a super-ricarica rapida senza problemi. Non è vero. La questione non mi aveva mai convinto e ho indagato presso i tecnici di una super-azienda del settore, la Bosch, che sviluppa sistemi completi di propulsione elettrica e che quindi ha conoscenza di tutti i fenomeni relativi. Da costoro è venuta la conferma che le batterie agli ioni di litio si degradano molto più rapidamente quando siano sottoposte a super-ricarica rapida. Ma questo non lo si dice mai, a noi arriva una informazione deformata, che cancella i lati negativi della propulsione elettrica per mezzo di batterie agli ioni di litio e anche questo fa parte del complotto cinese per massacrare la nostra industria meccanica, la nostra industria automobilistica, la nostra libertà di movimento.  Una volta qualcuno parlò di “pericolo giallo”, vuoi vedere che aveva ragione!? E non è solo questione di cinesi, anche di gialli a 5 stelle.



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